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Gli anni ‘80 si racchiudono in tre cicli tematici:
Oggetti dell'ironia | Luoghi della tensione |Bugnati
Sono opere che nascono con l’idea di giocare sull’identità delle cose, degli oggetti concepiti quasi come grandi giocattoli per adulti-bambini. Mi diverto ad ingigantire le immagini, esaspero il colore, costruisco modellando le superfici a caldo umido, come i costruttori di barche del mio paese; le dissemino di minuscoli frammenti per contaminarle e fertilizzarle. Pittore colorista, scolpisco il legno di cirmolo, costruisco e rido!
L’apparente contraddizione della convivenza fra identità diverse continua a dominare la mia ricerca. Dopo tutto il ciclo “oggetti dell’ironia”, intorno alla metà degli anni ottanta inzio a lavorare su oggetti espressivamente più forti. Gli oggetti restano un elemento centrale del lavoro ma la tridimensionalità è solo simulata, salvo rari casi, non esce dalla superficie. I volumi diventano forti e spartani mentre i fondi cartacei e i frammenti si fondono sempre più fino a costituire una sorta di “humus” che io teorizzo proprio come una dimensione di fertilità materica e semantica. Sono luoghi e condensatori della tensione, oggetti o luoghi in cui, contrariamente agli oggetti dell’ironia si condensa una dimensione inquietante, talvolta drammatica.
Gli oggetti della tensione si sono strutturati in forme architettoniche forti ma piano piano si sono anche de-strutturati in frammenti. Tanti frammenti ad inseminare le superfici, a contaminarle, a creare “humus”, ma la mia indole è sempre quella del “costruttore” che mette insieme i pezzi, i mattoni, i frammenti, le identità. Comincia così un nuovo ciclo, quello dei “bugnati”. Sono torri, pareti, pavimenti, muri, facciate, dipinti, sculture, installazioni.
Palazzo Diocleziano, 1989
polimaterico su 500 tessere di mdf. ciascuna cm. 23,7 x 11,8. Installazione a pavimento